Il governo iraniano ha ucciso lo sport femminile / Iranian government murders female sport

Game over. Not fair, not worthy, so sorry.

Questi sono giorni molto tristi per lo sport. Lo sport è libertà, allegria, gioia, voglia di vivere. Ma non tutti la pensano così. Prendiamo ad esempio la prima nazione che mi viene in mente: l’Iran. Una terra piena di storia comandata dalla dittatura della religione – e da un uomo un pochino fuori di cassetta, diciamo così.

Ormai, le donne non possono più praticare sport in Iran. É stato deciso così dal governo e dagli organi religiosi, che hanno mostrato il loro disappunto attraverso le pagine dei giornali iraniani. La notizia è arrivata in Italia un po’ sottovoce, tanto che sono poche le agenzie di stampa e i giornali che ne hanno parlato, a parte qualche pagina di Facebook e blog come la pagina FB delle Ladies Rugby Club che è stata poi pubblicata anche da IlGrillotalpa e da Rugby1823.

Il governo iraniano giustifica il taglio ai finanziamenti allo sport femminile perché la loro cultura non permette alle donne di fare sport, perché lo sport è spiacevole, se è praticato da una donna. Non ci sono molte parole per commentare questa frase. Siamo nel 2012 e ci sono ancora donne da qualche parte nel mondo che non possono vivere la propria vita perché è culturalmente spiacevole.
Mentre riflettevo su quali valori di una cultura qualsiasi corrispondono all’orrore di vedere una donna che fa sport, mi sono ricordata dell’articolo che ho pubblicato ieri.
Ebbene, dove sono le femministe ora? Dove è la loro grande risonanza, la loro copertura mediatica? Stiamo parlando di donne reali e atlete vere, non di bamboline o mattoncini da assemblare.
Le genti dell’Occidente (ma sopratutto le femministe – è il loro ruolo nella società, accidenti) dovrebbero combattere in prima linea per difendere i diritti di queste donne iraniane, perché loro non lo possono fare, dato che è spiacevole farlo, secondo la loro cultura.

Non riesco a immaginare un mondo senza sport. Anche ora che sono ancora infortunata mi sento triste perché ho bisogno di fare sport, ma non lo posso fare. E chissà per quanto altro tempo dovrò stare ferma. Tutta la mia empatia non può che andare a queste coraggiose atlete iraniane, che stanno vedendo il loro sogni e le loro carriere infrangersi in mille pezzi. Anche perché il 2012 non è un anno normale, ma è un anno olimpico. 

Io non so se posso fare davvero qualcosa, nel concreto, per queste persone. É tutto così ingiusto e la cosa mi fa sentire triste e molto arrabbiata. Per cui se qualcuno di voi che legge conosce qualche modo per aiutarle (una petizione, un reclamo ufficiale all’Iran, qualsiasi cosa), me la segnali.
Non possiamo permettere all’ignoranza di continuare a vincere.


These are very sad days for sport. Sport is freedom, happiness, joy, will to live. But not everyone thinks this way. Let’s take the first country that comes to my mind: Iran. A land full of history ruled by a religion dictatorship – and a quite a bit mad man, of course.

By now, women cannot play sport anymore in Iran. It was decided by the government and religious bodies, who have shown their disappointment through the pages of Iranian newspapers. The news has creeped in Italy, and few press agencies and newspapers had spoke of it so far,  except some Facebook pages and blogs as Ladies Rugby Club Facebook page which was reblogged by IlGrillotalpa and Rugby1823.

The Iranian government justifies the funding cuts to women’s sports because their culture does not require women to play sport, because sport is unseemly, if practiced by a female. I think there are no words at all to comment the previous sentence. We are in 2012 and there are still women somewhere in the world that can’t live their own life because it’s culturally unseemly.
While I’m considering what are the cultural values that match with the horror of watching a woman doing sports, I flash the article that I published yesterday.
Where are feminists now? Where is their great stir, their media coverage?
We are talking about real women, real athletes, not dolls or bricks to fit.
Occidental people (and especially feminists, that’s their role in society, for God’s sake) should be on the frontline fighting for Iranian girls’ rights, because they cannot do it as it’s hardly unseemly doing it, according to their culture, you know.

I can’t imagine my life without sport. Now that I’m still injured I keep feeling sad as I need to do sport but I can’t do it. Therefore all my empathy goes to these fearless iranian female athletes, who are seeing their dreams and careers shatter into a thousands pieces. Even because 2012 is not a common year, it’s the Olympic Year.
I don’t know if I can actually do something for these people. Everything sounds so unfair and it makes me feel bad and angry. So, if you know about a petition, an official complaint, everything, please let me know.
We cannot allow ignorance to win again. No more.

Photo credit by eIranianGirls

2 comments

  1. […] E proprio come il caso delle donne iraniane che non possono praticare sport, mi chiedo dove diavolo siano le femministe ora, per queste cose. Dovrebbero combattere per queste cause, perché una donna che non può praticare sport è probabilmente una donna chiusa nel suo piccolo mondo come se fosse una prigione, senza diritto di agire, parlare e spiegare i suoi pensieri. Non so se alle donne arabe interessa lo sport o il dibattito sui (loro) diritti umani, o se per loro è ok vivere questa situazione. Forse semplicemente non sanno come sia la vita con l’idea “occidentale” di libertà. […]

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