Pellegrini non deve morire – perché non si deve ritirare / Federica Pellegrini, why she should not quit

Federica, look at your phoenix: don't quit pro swimming!

Diciamolo: scimmiottare uno dei miei libri preferiti del maestro Stephen King forse non è stata una trovata simpatica per Federica Pellegrini, ma rende bene il concetto che voglio esprimere.

Dopo la (relativa) débacle sui 400m stile libero alle Olimpiadi, Federica Pellegrini si è lasciata a dei commenti molto amari: aveva già annunciato che si sarebbe presa un anno sabbatico dopo Londra 2012, ma ha anche prospettato la possibilità di non tornare più alle gare.

Il mio giudizio sulla situazione psicologica ed emotiva della Pellegrini è certamente superfluo e non può minimamente cogliere le sfumature personali di un’atleta che da 12 anni si allena e nuota per ore e ore e ore. Tuttavia, anche io voglio esprimermi in merito, tanto lo fanno tutti.

Non capisco. Sarà colpa di quella che chiamo sindrome dell’atleta fallito, ma davvero non riesco a concepire come una primatista del mondo, un talento purissimo, possa pensare di lasciare tutto a soli 24 anni. Mi rifiuto di pensare che una ragazza nel pieno della sua espressione fisica – e capace di cose incredibili come ha fatto Federica Pellegrini – sia una debole.

Non riesco a capire come si possano perdere gli stimoli dopo aver vinto “solo” qualche titolo olimpico, record del mondo annessi. Certo, è difficile ripetersi a livelli stratosferici come quelli olimpici, e non tutti nascono “cannibali” come – per citare un esempio di cronaca recente – Valentina Vezzali, la più grande fiorettista di tutti i tempi, una che ha lottato fino all’ultimo per strappare un bronzo.
Probabilmente, la Vezzali userà quel pezzo di bronzo per fare la ciotola al cane, tanti ori ha vinto. Eppure, non si è arresa, perché ha gli stimoli per vincere.
Oppure, pensate a Josefa Idem: 48 anni e 8 Olimpiadi. Vincerà una medaglia? Non lo sappiamo, glielo auguro, ma intanto lei è ancora lì a giocarsela con ragazze che potrebbero essere sue figlie.

Ecco, io non capisco la decisione di Federica Pellegrini, e come lei tanti altri campioni. A meno che non hai un male fisico, o una depressione, non posso pensare che una privilegiata come lei metta da parte il suo talento. Dal punto di vista sportivo – e paragonata a lei – io sono una sfortunata: mi sarebbe piaciuto vincere un’Olimpiade, mi hanno sempre elogiato per la tenuta mentale e la tenacia, ma la natura mi ha dotato di un fisico più che modesto. Se avessi avuto un talento eccezionale avrei certamente intrapreso la carriera agonistica e probabilmente mi avrebbero dovuto portare via dal campo di gara con la forza,  dentiera, pannolone e girello incluso.

Mi spiace vedere ragazzi giovani che si bruciano. Perché ai miei occhi prendersi un anno sabbatico e pensare di non gareggiare più perché non si hanno gli stimoli è – di fatto – bruciarsi. La condizione fisica, l’elasticità muscolare e psicologica e la giovinezza sono fiori delicati che appassiscono presto. Mi spiace vedere che Federica Pellegrini sia un fiore fragile. E vi assicuro che mi spiace davvero tanto.


Let’s face it: the title is not really a very great title, but it makes good concept that I want to express about Federica Pellegrini.

After the defeat in the 400m freestyle at the Olympics, Federica Pellegrini has left a very bitter comment: she had already announced that she would take a year off after London 2012, but has also suggested the possibility of not returning to the swimming pool as a pro.

My opinion about Pellegrini’s psychological and emotional situation is certainly unnecessary and can not at all grasp the personal nuances of an athlete who is training for 12 years and swimming for hours and hours and hours. However, I also want to express myself on, as everybody does.

I really do not understand, sorry. It will be because of what I call a failed athlete syndrome, but I really can’t conceive how a world recordwoman, a pure talent, might think to leave everything at the early age of 24. I refuse to believe that a girl at the top of her physical expression – and capable of amazing things as Federica Pellegrini uses to show – is a weak.

I can’t understand how you can lose the motivations after winning “only” a few Olympic titles, world records included. Sure, it’s hard to repeat themselves at stratospheric levels as those Olympics, and not everyone is born “cannibals” as – just to name one example of recent news – Valentina Vezzali, the greatest fencer of all time, one that has struggled until the end to snatch a bronze medal.
Probably Vezzali will use that piece of bronze to make the bowl to her dog, as she won so many gold medals. But she didn’t give up the same, even fro a bronze, because she still has the right motivations to win.
Or think of Josefa Idem: 48 years and 8 Olympics. Will she win a medal? We don’t know, I wish her to do it, but meanwhile she’s still there to compete against girls who could be her daughters.

For all these reasons (and much more), I don’t understand Federica Pellegrini’s decision. Unless you have a physical illness, or a depression, I can’t think how a privileged person as she is could lay by her talent. From a sporting perspective – and compared to her – I am an unlucky girl: I would like to win an Olympic medal, I have always commended for maintaining mental balance and tenacity, but Mother Nature has given me a very modest physic. If I had an exceptional talent I would certainly started my professional career and probably would have had to take away from the competition by force. False teeth, diapers and cane included.

I am sorry to see young guys laying by their talent. Because in my opinion taking a year and thinking not to race anymore because you do not have the motivation IS laying by your talent, actually. The youth, the physical, psychological and muscle elasticity are delicate flowers that wither soon. I am sorry to see that Federica Pellegrini is a fragile flower. And I assure you that I regret very much.

Photo credit by morshus

8 comments

  1. è una semplice scenatta. Anche lei come il fidanzato, hanno una turbolenza mentale non indifferente. Mi domando cosa ne pensa il suo allenatore sulla questione. Mi pare che i sacrifici li facciano entrambi: stessa direzione, stessi traguardi.
    Sentire dire una campionessa- dopo Londra mi prendo un anno sabatico, è come aver già perso prima di iniziare. Una psicologia sportiva volta a questo senso, fa male all’atleta e al suo team, che perde punti, confronti importanti, sponsor.
    Ci sta avere un momento di crisi, un momento buio, è la mente umana; non sempre si pò stare al top o raggiungere il top per tanti anni di fila. Non serve adossare le colpe a compagni di allenamento, di squadra, al proprio allenatore quando va male. Quando si sta male perdono tutti e quando si sta bene vincono tutti. Tutti per uno, uno per tutti, è questo un motto vincente nello sport di alto livello.
    In questo senso, non vedo nè nella Pellegrini, nè nel suo fidanzato Magnani, degli atleti umili, vedo semplicementi degli arroganti che fanno i capricci perchè la loro testa è montata come la panna sulla cioccolata.
    La Pellegrini, se vorrà vincere, dovrà lasciare i sogni negativi e pensare di più a quelli positivi, crederci veramente.

    • Ciao Curreman,

      grazie per aver detto la tua ;)
      Onestamente, credo che una campionessa del genere possa avere la testa un po’ montata, nel senso che può anche permettersi certe uscite, nei limiti, ovviamente.

      Quello che non capisco è proprio quello che hai detto tu: la gestione psicologica dell’atleta. La responsabilità è in gran parte dell’atleta stesso, ma anche dell’allenatore. E a vedere quanti ne ha cambiati la Pellegrini dopo la morte di Castagneti, la risposta mi pare lapalissiana.

      Su Magnini evito di commentare per non essere né oltraggiosa né volgare. Non saprei come spiegarmi, altrimenti.

      • A quei livelli, gestire la psicologia di un’atleta, non è semplice. La figura del tecnico qui gioca un ruolo fondamentale e può dare il colore alla medaglia.

  2. I Campioni non sono fatti tutti della stessa stoffa…
    Ottima stoffa, ovviamente, che ben lavorata e con più o meno impegno e sacrifici gli dà la possibilità di raggiungere obbiettivi e prestazioni per cui i comuni mortali venderebbero l’anima.
    Un paio di esempi?
    Anche se c’entrano poco con le Olimpiadi e appartengono al passato mi vengono in mente subito Pelè e Maradona.

    Quanto alle motivazioni che possono spingere un atleta ma anche un comune essere umano a ‘ribellarsi al proprio ruolo’ si possono fare solo ipotesi perchè nessuno da fuori e a volte neanche i diretti interessati sono a conoscenza e ‘coscienti’ di ciò che li fa muovere ed agire in un modo piuttosto che in un altro.
    La vita non è facile e giusta neanche con i più dotati e talentuosi.

    E anche i sogni più belli una volta raggiunti possono deludere e diventare una sorta di prigione ed un incubo con cui fare i conti ogni mattina che ti alzi consapevole di dover dimostrare a tutti di essere ancora il migliore… anche se non hai ormai più voglia di faticare tanto per qualcosa che non ti entusiasma più come quando hai cominciato.

  3. La questione IMHO abbraccia lati molto più complessi, come dicevi tu, propri della persona, e non della sportiva.

    L’essere “agonisti” è qualcosa che va al di là dello sport, è un attitudine che si mette in ogni cosa che si fa. Io nel mio piccolo ho sempre battagliato per vincere, in qualsiasi attività io sia stato coinvolto: da un’audizione importantissima a un colloquio di lavoro fino alla partita a Cluedo con gli amici o a briscola con mio nonno. Perdere non esiste, e se per caso dovessi perdere mi incazzo, altro che c’est la vie.

    Penso che solo chi conosca Federica da un punto di vista personale sappia quanto lei ci tenga a “vincere” e quanto sia “agonista” dentro. E a quanto ammonta, nelle sue vittorie passate, il bilanciamento tra talento e determinazione.

    Per chi come noi la vede dalla tv, non si capisce molto bene.

    Poi è chiaro che stiamo parlando di una persona il cui vissuto è straordinariamente diverso da quello di una ragazza “normale”, e di conseguenza le cause e gli effetti delle sue azioni e dei suoi pensieri vanno visti da tutta un’altra ottica rispetto a come analizziamo le défaillance di una nostra amica in cucina, per esempio.

    • Per l’appunto. Quello che mi dà fastidio, inoltre, è proprio la gestione di sé stessi anche come personaggi “pubblici”, perché che piaccia o meno è così.
      A questi livelli ci vuole anche una certa scaltrezza e abilità dal punto di vista della comunicazione: nel 2012 non c’è scampo, se non vuoi nasconderti. Ovviamente, parere personale :)

  4. Sarà anche forte, ma è estremamente montata.
    Non la sopporto negli atteggiamenti, nell’autoproclamarsi la più grande atleta italiana di sempre, nel rifiutare l’onore di essere portabandiera perchè “troppo stancante”.

    Preferisco la gioia delle ragazzine terribili Schmitt, Ledecky e Franklin o l’incredulità sul viso di Chad Le Clos quando vede di aver vinto sul terreno di una leggenda come Phelps.

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