Pro e contro del Lotus birth / Lotus birth pros and cons

lotus birth placenta umbilical cordCercavo qualche notizia sull’ombelico dell’uomo su Google (sì, è strano, lo so) quando mi sono imbattuta nella pratica a me sconosciuta del Lotus birth, che sta diventando sempre più di “moda” tra le donne.
In pratica, per Lotus birth si intende quella pratica in cui NON si recide il cordone ombelicale alla nascita del bambino, ma si aspetta che questo “cada” da solo. Questo comporta che il bambino, almeno per i primi 3/10 giorni dalla sua nascita, rimanga letteralmente attaccato alla placenta della madre, che, assieme al cordone ombelicale, subirà un processo naturale di essicazione. Una volta conclusa questa fase, il cordone (e la placenta) si staccano da soli, naturalmente, dal neonato.

Ma c’è davvero necessità di convivere per 10 giorni con un neonato e la sua placenta? A quanto pare, sia dal sito del Lotus birth che da alcune donne intervistate dal Daily Mail riguardo il non tagliare il cordone ombelicale alla nascita, ci sono diversi pro. Seguendo il senso comune, però, ho trovato anche dei contro.

Pro: maggiore quiete subito dopo il parto
Per prassi, appena il bambino nasce viene subito pesato e vengono verificate le sue condizioni generali di salute. Se si decide per la pratica del Lotus birth, bisogna quanto meno aspettare che anche la placenta “nasca”, cosa che in media avviene circa 20 minuti dopo la nascita del bambino. Questo porta a rallentare i ritmi attorno alla madre e al bambino e a rendere tutto più armonioso e naturale.
Contro: purtroppo, non tutti i parti sono tranquilli e naturali, e le complicazioni possono avvenire. Se il bambino (o la madre) soffre e/o ha bisogno di essere visitato subito, non si può pensare alla placenta. Mi sembra una cosa ovvia.

Pro: maggiore quiete nei primi giorni di vita del bambino
Con la placenta attaccata a sé, il neonato è più difficile da gestire, perché bisogna avere cura anche della placenta. Quindi, niente orda di parenti che lo vogliono tenere in braccio e di conseguenza minori movimenti del neonato, che di per sé è una creatura fragilissima.
Contro: non tutte le mamme sono abili puerpere, e la placenta da curare può essere un problema. Immagino che con un po’ di pratica la gestione sia comunque non impossibile, ma perché mettere più ansia alla neomadre? (specie se è al primo figlio)

Pro: aumento delle difese immunitarie del bambino
Gli studiosi, come per l’allattamento al seno, dibattono ancora riguardo i benefici del Lotus birth legati alle difese immunitarie del neonato, e pare che la placenta possa aiutare particolarmente i prematuri anche fuori dall’utero materno.
Contro: sono stati denunciati casi di infezione della placenta. Se l’infezione viene trasmessa al bambino, l’effetto sarebbe il contrario rispetto a quello voluto. Ancora una volta, la cura della placenta e del cordone significa una responsabilità in più per la madre.

Pro: riduzione delle infezioni da taglio del cordone
É vero, il piccolo resto del cordone sulla pancia del neonato va curato e tenuto d’occhio. Ma è anche vero che in Paesi civilizzati è molto difficile che gli strumenti chirurgici (sterili) possano trasmettere il tetano neonatale al bambino. Credo che una pratica del genere, dall’altra parte, sia funzionale nei Paesi del terzo mondo o in aree rurali.
Contro: grazie al sangue del cordone ombelicale donato da tante neomamme, si possono salvare tante persone e ridare una speranza concreta a tanti malati. Se non c’è bisogno di conservare la placenta per qualche motivo particolare, donare il cordone è l’atto di generosità  più grande che una madre possa fare per ringraziare del bellissimo dono di vita che ha appena ricevuto.

Mi piacciono le cose naturali, credo che se siamo stati creati in un modo non ci siano motivi validi per cambiare il senso delle cose, per cui anche il Lotus birth avrebbe il mio pieno appoggio se non fosse per l’ultimo contro che ho trovato. Donare il cordone ombelicale significa donare la vita due volte.


I was seeking something about the umbilical cord on Google (yes, it’s weird, I know), when I stumbled upon the unknown (for me) the Lotus birth practice, which is becoming quite popular among the new mothers.

Basically, if you go for the Lotus birth you don’t cut the umbilical cord of the newborn, but you wait for its natural fall. This means that the baby will be literally bound with his placenta for 3/10 days after his born. The placenta will be gradually drying up as well as the cord. Once they are completely dried they will fall without any human intervention.

Do the baby really need to live with the placenta for 10 days? There are several pros of the Lotus birth  according to the Lotus birth website and some women interviewed by The Daily Mail about their decision of leaving their babies’ umbilical cord untouched. As far as I’m concerned I found also several cons, just following the common sense.

Pro: a quieter atmosphere after the childbirth
As soon as the baby is born the medical staff visit him and run all the routine checks. These routines are good but imply a quite dose of agitation in the air. Thanks to the Lotus birth procedure the medical staff have to wait for the placenta, which takes a while to born – about 20 minutes after the baby’s born. This causes a slowing down rhythm around the mother and the baby, making the birth moment more natural and graceful.
Cons: we have to face the reality, not every birth in the world goes easy and simple. Complications are around the corner, and when they (unfortunately) happen the baby (or the mother) must be visited and treated straight away without taking care of everything else, like the placenta’s birth.

Pros: a quieter atmosphere during the very first days of the baby
The baby and his placenta are definitely hard to be looked after together. That means that probably no one – among the family and friends – want to hold the baby… and the placenta as well. The less the newborn will be moved during his very first crucial days, the better because of his fragile nature.
Cons: not all the mothers in the worlds are quite skilled moms, especially when dealing with newborns. The placenta could be an added issue in these cases. I guess that anything would be impossible with a bit of practice, but what’s the point of put those mother more under pressure than ever? (especially when it’s their first baby)

Pro: increasing of the immune defense of the baby
As for the breast feeding there are a lot of controversial studies and the debate is still open also for the Lotus birth. According to some studies, there are no evidence to proof that the Lotus birth strengthens the immune defense system of the newborns. On the other hand, the placenta seems to help the prematures also outside the uterus.
Cons: some cases of placenta infections have been reported recently. What if the infection infects also the baby? The effect would be the opposite of the one just mentioned. Again, looking after the placenta and the umbilical cord means another huge responsibility for the new mothers.

Pro: decrease of the cord cutting infections
It’s true, the little rag of the umbilical cord on the baby’s belly needs attentions. But it’s also true that it’s very difficult that the surgical tools could transmit the neonatal tetanus to the baby in our countries. I believe, on the other side, that the Lotus birth practice could reduce the neonatal mortality due to the tetanus in rural areas or third world countries.
Cons: thanks to the cord blood donation a lot of mothers are able to give a concrete hope to a lot of ill people. I think every mother should donate their cord blood if there are no special matters to preserve the placenta . Donating the cord blood is the greatest act of generosity  a mother could do to give back her fortune for her baby’s new healthy life.

I like natural things, I think that they should be followed anyway as there are no reasons of changing them if the nature decides this way for us. Consequently also the Lotus birth would have my total OK if wasn’t for the last cord blood point mentioned. Donating cord blood and the placenta means giving birth twice.

Photo credit My Birth Au – A Keyhani

10 comments

  1. Nascere con la placenta dovrebbe essere il modo più naturale, biologico e fisiologico di nascere. Fra qualche anno cesserà di essere una moda e diventerà una regola di buona sanità. Riguardo alla donazione del sangue cordonale c’è un pò di disinformazione perchè le cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale dovrebbero essere assunte dal neonato all’atto della nascita, perchè privarlo di questo vantaggio? Oltre che costoso, conservarle non da certezze di vantaggi per gli altri. Dico sempre che i nonnetti arzilli del Gennargentu dubito che abbiano subito un clampaggio precoce del cordone ombelicale, preso latte artificiale, assunto cibi e bevande “spazzatura” e vissuto in mezzo all’inquinamento e checchè ne dicano i più ci osservano dall’alto dei loro 100 anni ed oltre. Sono un pediatra.
    saluti
    massimo m. alosi

    • Ciao Massimo, grazie per il tuo commento.

      Mi piacerebbe sapere qualcosa di più sui punti che hai accennato nel tuo commento, più che altro per conoscenza personale e completezza di informazioni.
      Solo gli stupidi non cambiano idea :)

      Grazie!

      • Nascere con la placenta è la regola della stragrande maggioranza degli animali superiori (carnivori ed onnivori) e soprattutto dei primati a cui appartiene la specie uomo, se il cordone ombelicale si tronca accidenatalmente vi è un rischio di emorragia e di morte per il piccolo. La placenta aiuta dopo il parto ad affrontare il periodo di transizione, durante il quale il piccolo si adatta alla nuova vita, i polmoni respirano, il fegato produce zuccheri e mantinene costante la temperatura, i muscoli si muovono di più che in utero, il cuore lavora più intensamente, l’apparato digerente è impegnato dai pasti, giusto per fare qualche esempio. In tutto questo la placenta grazie alle riserve di sangue in essa contenute dopo il parto permette una migliore irrorazione di questi organi che prima stavano abbastanza a riposo. In più, si parla tanto delle cellule staminali contenute nel sangue cordonale, che sono un diritto del neonato, mentre la donazione è una disinformazione dal momento che il beneficio per il piccolo è certo, immediato e duraturo mentre per gli eventuali riceventi è tutto molto incerto ed i costi sono elevati, non si tratta quindi di donazione a favore di qualcuno ma di sottrazione di un diritto del nuovo nato, non posso donare il mio cuore se sono ancora vivo :-) Qualche volta si è visto che le cellule staminali conservate non potevano essere utilizzate perchè nel frattempo il piccolo donatore si era ammalato di qualche malattia che non era proprio il caso di trapiantare in qualcun altro (leucemie, diabete ecc.).
        Su questo argomento il mondo accademico non sa molto, o meglio fa lo gnorri e rifiuta di approfondire (sicuramente le banche del sangue cordonale premono per dire che il clampaggio precoce non è dannoso per il neonato) ma per forza di cose se ne dovrà discutere nel prossimo futuro e le implicazioni dell’approccio placenatare cambieranno le pratiche mediche anche in caso di prematurità e assistenza in sala parto. Di certo c’è che nascere con la placenta non ha alcuna controidicazione al pari dell’allattamento materno, è così per natura come respirare aria pura e bere acqua di sorgente. Noi medici dobbiamo curare la patologia (finchè ci arriviamo) non stravolgere ed accanirci contro la fisiologia. Tutto ciò non ci rende invulnerabili ma solo umani.
        Saluti
        massimo m. alosi

        • Grazie Massimo per le spiegazioni.
          Nei commenti su Facebook di questo articolo (appena sotto questi “ufficiali”) qualche lettore ha posto delle domande legate alla praticità/igiene/comportamento diverso di alcuni animali con la loro placenta (es. le scimmie); sembra proprio che ci sia molta confusione a riguardo.
          Sarebbe affascinante trovare qualche buona fonte per scrivere una sorta di “contraddittorio” a questo articolo, anche per completezza di informazioni.

          Per quanto riguarda l’allattamento al seno sono completamente d’accordo; il mio unico dubbio è legato all’ereditarietà di alcuni fattori, come quelli allergeni.
          Non so se è una coincidenza o no, ma per esempio io sono stata allattata naturalmente e ho tutte le allergie di mia madre, mentre per esempio mia sorella – che è stata allattata artificialmente – non ha nessuna allergia.
          Dall’altra parte (e toccando ferro!) io mi ammalo molto meno di mia sorella – mal di gola, raffreddori, febbre etc.
          Mi chiedevo se ci fossero dei fattori legati a questi due aspetti.

          • Una delle principali fonti di pratica clinica in questo ambito ce l’ha Robin Lim che a Bali in Indonesia ha un centro nascite che si chiama Bumi Sehat in cui tutti i neonati nascono lotus. In realtà la normale fisiologia è nascere con la placenta ancora attaccata, aspettare che il piccolo si adatti bene alla vita extrauterina e può impiegare minuti od ore (specie se prematuro) ed a quel punto si può fare quello che si vuole: aspettare che si secchi tutto, cauterizzare il moncone in modo da sterilizzarlo (Robin usa una candela per bruciare il moncone) oppure tagliarlo sterilmente perchè il rischio di infettarsi c’è se tagli il cordone non se lo lasci integro, oppure se il cordone si sporca di sangue perchè il sangue “morto” è un ottimo terreno di coltura per i germi. la “spraticità” in realtà è un vantaggio perchè “costringe” mamma e creatura a stare vicini ed attaccati per qualche giorno in modo da permettere un atterraggio morbido del piccolo nel mondo senza sbatacchiarlo troppo, i bambini adorano stare a contatto fisico, pelle a pelle senza essere manipolati troppo i primi giorni, raccolti, raggomitolati come in utero. Gli animali tutti mangiano la placenta anche gli erbivori, perchè è l’unico sistema per ridurre od annullare il rischio di emorragie post-partum, in mezzo alla savana la scimmia-donna non avrebbe avuto altri mezzi per salvarsi da una emorragia dopo il parto ed in natura sono pochi gli animali che muoiono di parto al contrario delle donne. se ti capita di vedere partorire una donna in un deserto sperduto, vedi che sanguina, sei sola, non hai proprio nulla, non c’è medico, non c’è nessuno, cerca di farle mangiare qualche cotiledone (la parte “spugnosa” della placenta rivolta verso la donna) immersa in qualche alimento appetibile come miele o dolci e probabilmente si salva. So che fa un pò schifo ma è così, in realtà la puerpera sorprendentemente è meno schizzinosa nei confronti della propria placenta di quanto possa sembrare.
            Sulle allergie c’è molto ancora da sapere, c’entra l’eccessiva igiene, meno si lavano i neonati a parte la mani che vanno sempre lavate prima dei pasti, e meglio è, sono scomparse la malattie parassitarie che tenevano a bada il sistema immunitario libero invece di reagire contro gli allergeni scatenando l’allergia, ci sono molti altri fattori che è lungo dire. il latte materno è una delle fonti più ricche di cellule staminali ed a qualcosa servono, gli allattati siamo mediamente più intelligenti (5-7 punti di Q.I. in più) che non significa tutti geni ma solo che quello che spettava per diritto di natura è in testa non ci siamo persi nulla per strada, medici o contadini che si diventi. Come vedi si fa presto a dire “lotus pro e contro” si scoperchia il vaso di pandora: voi donne siete pronte a riappropriarvi del bene supremo dell’esistenza umana: la maternità?
            saluti
            massimo m. alosi

  2. Massimo,

    la storia personale di Robin Lim (sono andata a cercare su internet) che poi l’ha portata a Bali e alla sua fondazione è molto bella e interessante, grazie per avermela segnalata.

    Per quanto riguarda il lotus, ancora ho qualche dubbio riguardo proprio la praticità comparata soprattutto ai tempi moderni e alle risorse mediche e tecnologiche che abbiamo a disposizione. Certo, l’idea di rallentare tutto per il piccolo è davvero rassicurante, ma questo allungherebbe l’ospedalizzazione della neomamma? Lo chiedo per ignoranza, non credo sia facile (non)muoversi con una placenta in giro per casa.

    Invece per quanto riguarda le allergie, ho sempre creduto che fosse una questione di predisposizione genetica. Sapevo che patologie come la mastocitosi (cutanea e sistemica) hanno alla base anche una mutazione genetica, che quindi potrebbe anche tramandarsi. Ecco perché mi domandavo se il latte materno potesse essere un vettore in questo senso.

    • per la praticità si risolve il problema mettendo la placenta in un involucro (di stoffa o tessuti vari a seconda di preferenze o credenze varie a mo di “fagottino” o “zainetto”) attaccato al bambino e si sposta con lui nè più nè meno che se avesse una specie di borsa al seguito, come accade sempre con voi donne :-) in realtà la necessità fondamentale è nascere con la placenta, poi se dopo qualche ora la mamma si sente un pò impacciata la si può staccare e qualcuno la conserva in frigo oppure la seppellisce in giardino. potete chiedere informazioni le più disparate a chi fa lotus da anni. si tratta di una rivoluzione di mentalità, le ospedalizzazioni durano in genere di meno e spesso riguardano addirittura parti in casa. in olanda e canada la maggior parte dei parti sono a casa non in ospedale.
      per le allergie dicevamo che non è solo genetica e con il latte non passano cellule “allergogene” semmai finchè si è allattati si è protetti poi se vi è una predisposizione genetica e determinate condizioni ambientali si diventa allergici lo stesso ma comunque spesso in misura più lieve rispetto al mancato allattamento. Il punto centrale è che se uno nasce con la placenta, viene allattato al seno, beve acqua di sorgente, respira aria pura è invulnerabile? no certamente, ma starebbe peggio se non. però quali sono i motivi per negare ai nuovi nati delle possibilità? delle chances? chi si farebbe impiantare delle protesi facendosi tagliare la gambe anche se forse riuscirà ad andare più veloce (ammesso che sia così)? bisogna salvaguardare quanto di buono c’è negli aspetti naturali dell’esistenza, senza la presunzione che facciamo meglio della natura e apportare dei correttivi sono se assolutamente e inderogabilmente necessari.
      la mastocitosi è qualcosa di diverso dall’allergia.
      Per ogni ulteriore chiarimento sono disponibile

      • Grazie Massimo, davvero molto completo di informazioni e molto chiaro.

        Spero di vederti presto qui intorno, spiegazioni e commenti di questo tipo sono sempre piacevoli e motivanti :)

  3. Cara Stefania, solo per completezza d’informazione rispetto a quanto dici sui tempi in cui il neonato resta collegato alla sua placenta, in realtà si tratta di 3/4 giorni di media. Ci sono bimbi che si staccano dopo 2 e altri dopo 10 giorni, il tempo massimo che è stato registrato. In Italia non mi risulta che qualche neonato abbia superato i dieci giorni.
    Spero inoltre che, chi si avvicina alla nascita Lotus, non lo faccia perché è “di moda”ma per una scelta informata in linea con scelte di vita un po’ consapevole…

    • Ciao Susanna,

      ti ringrazio per la specificazione, soprattutto perché venendo dalla “prima linea” nella promozione del Lotus Birth certamente è attendibile.
      Per quanto ancora personalmente non sia convinta al 100%, la riduzione dei giorni da 10 a 4 gioca a favore del Lotus Birth.

      Per quanto riguarda la convinzione e l’avvicinamento alla pratica, sono d’accordo con te su tutti i fronti. La moda va bene sui vestiti e le acconciature, non quando riguarda i primi giorni di un nuovo nato.
      Il mio spazio è a disposizione per altre precisazioni da parte vostra :)

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