Sopportare il dolore – la lezione di una lettrice / Surviving aches – a lesson from a reader

Wax on, wax off... or maybe I am mistaking something?

Vedo che il mio post sui dolori degli sportivi sta riscuotendo un grande successo! Grazie a tutti, che continuate a leggere i deliri (e i dolori) della giovane Pinner.

Ho ricevuto davvero un sacco di e-mail, commenti su Facebook, Tweet, Retweet e attestati di stima, e in tutto questo mi ha colpito particolarmente la e-mail di una casalinga che è anche un’esperta di Aikido… insomma, una casalinga ninja! In pratica, lei è riuscita a spiegare perfettamente il nocciolo del mio post precedente, quindi dovete per forza leggere!

“Nella pratica dell’Aikido il dolore è una cosa da mettere in conto. Una condizione a cui non si può sperare di sottrarsi.

Anche se l’Aikido è un’arte marziale di difesa e armonizzazione e non di impatto come il Karate, qualche colpo di bastone di punta dal vicino per mancanza di spazio possono capitare… così come può succedere di farsi male cadendo in maniera scomposta.

Molti novellini o anche i semplici spettatori pensano che le cadute siano dolorose ma, se eseguite correttamente, sono per lo più scenografiche: il rumore dell’impatto, il più delle volte, è dovuto al battere di una mano sul tappeto per scaricare parte dell’energia cinetica un istante prima che il resto del corpo tocchi terra.

E’ invece il dolore delle leve e delle tecniche di immobilizzazione quello che bisogna imparare in fretta a gestire per non andare in crisi o infliggere danni ai propri compagni di allenamento.

Per prima cosa bisogna perdere velocemente la naturale propensione a emettere grida perché sul tappeto sono considerati estremamente disdicevoli. Se l’insegnante è bravo e i compagni di allenamento sono equilibrati, un po’ alla volta, si impara a conoscere i propri limiti e poi pian piano a superarli.

Non è una cosa semplice e sono pochi quelli che accettano di sottoporsi per anni a queste torture estremamente ripetitive senza vederne a volte lo scopo, ma questo dolore diventa utile per affrontare le prove della vita di tutti i giorni.

Io per esempio uso l’Aikido quando vado dal dentista! Mi è stato poi estremamente prezioso durante il parto, per assorbire ed assecondare le contrazioni. Ho conservato il controllo del mio corpo per quasi tutto il tempo e anche se il travaglio è durato 12 ore ne ho conservato un bel ricordo.
Accettare il dolore ma anche il fallimento dei miei sforzi, mi aiuta a sopportare meglio la mancanza di risultati, a non prendermela per le cose e a non arrabbiarmi troppo.”

Credo che l’ultima frase rappresenti che cos’è davvero lo sport per ogni sportivo. Perché non tutte le cose vanno come abbiamo pensato. I fallimenti appartengono alla vita come i dolori appartengono allo sport.


I see that my post about having aches has a great succes, so thank you everybody for keep reading my dailyrious blog – this was not so fair, sorry.
I received a tons of e-mails, Facebook comments, Tweets, Retweets and respect attestations, and I was so struck with an e-mail sent by a pleasant housewife who is a senior Aikido athlete. She was able to explain perfectly the core of my previous post, so let’s read it!

“The pain is one thing that you have to take account while practicing Aikido. A condition which doesn’t leave any escape.

Although Aikido is a martial art of defense and harmonization – not an impact one like Karate – a few shots of the sticks by your “neighbor” due to lack of space can happen… as it may happen to be injured by falling in a coarse way.

Many novices/newbies and also the audience think that the falls are painful, but it’s not: if done properly they are mostly spectacular. The noise of the impact is caused in most cases by the beat of a hand on the tatami*. In this way we can quickly discharge part of the kinetic energy before the rest of the body touches the ground.

The real pain that we need to learn to manage quickly is the one which deals with levers and immobilization techniques. We have to manage it as soon as we can in order to not fall into a crisis or inflict injury on your training partners.

First you need to quickly lose the natural inclination to emit cries because they are considered extremely impolite on the tatami. If the teacher is good and training partners are balanced, you will learn to know your limits step by step and then gradually to overcome them.

It is not a simple thing, and few people agree to undergo this extremely repetitive torture for years without seeing any goals, but this pain is useful to face the trials of everyday life.
For example I use the Aikido when I go to the dentist!
It was extremely precious during the labor. It helped me to absorb and adapt to the contractions. I kept the control of my body for almost all the time, so even if labor lasted 12 hours I kept a good memory of it :)
Controlling the pain/ache helps me also when I have to accept the failure of my efforts (sometimes it happens!), to endure the lack of results, to not worry about the things and not to get angry too.”

I think the last sentence represents what the sport is for every sportsman. Because not everything goes like we have thought. Failures belong the life as much as aches belong to sport.

*Tatami is a Japanese straw mat used in martial arts
Photo credit by Dimitris Agelakis

8 comments

  1. Non c’entra nulla, lo so, ma quanto mi garberebbe fare Aikido!
    Ero riuscito a mettere momentaneamente da parte questa voglia e ora questo post me l’ha rimesso in testa! :D

    • Grab, secondo dove abiti ti metto in contatto con questa persona se vuoi! :)

      • Lucca, Toscana, ma mi ero già informato. C’è una palestra qua vicino che fa i corsi. Il problema è che non avrei il tempo di dedicarmici.

  2. Grazie Erania per l’onore che mi ha i fatto riprendendo le mie parole.

    Solo un paio di precisazioni.

    Non mi ritengo un’esperta di Aikido ma soltanto una vecchia e testarda praticante. Sono salita sul tappeto la prima volta nel 1984 senza mai abbandonare l’Aikido nonostante le difficoltà.
    ( Ho smesso solo per qualche mese prima e dopo la nascita di mio figlio per non mettere in angoscia maestro ecompagni di tappeto XD )
    Ma, da molti anni, consapevole di aver raggiunto i miei limiti tecnici ho rinunciato a prepararmi per uteriori passaggi di Dan.

    L’altra percisazione riguarda invece il fatto che l’Aikido non è di certo una pratica silenziosa.

    Ci facciamo sentire molto durante le lezioni!

    Sono disdicevoli soltanto i lamenti e gli ululati di dolore mentre è essenziale, durante l’esecuzione delle tecniche e degli esercizi, l’emissione del kiai.
    Il kiai non è semplicemente un urlo ma è intimamente legato ad una buona pratica e migliore efficacia dell’Aikido stesso.
    Serve infatti a ‘canalizzare’ l’energia attraverso una sorta di manifestazione sonora dell’energia stessa.
    Energia che deve essere sia mentale che fisica e che viene espressa e finalizzata più facilmente attraverso un buon controllo della respirazione durante l’esecuzione di tutte le tecniche di difesa ma anche degli attacchi.

    Gabburgher: contattami pure attraverso Erania.
    Anche se non sei delle mie parti ci sono ottimi dojo in tutta Italia e all’estero anche se non tutte sono riconducibili agli stessi stile e Sensei e a volte tra le varie scuole ci sono ‘diversità di vedute’ sugli insegnamenti del Maestro Ueshiba.

    • Ciao Catia,

      no, grazie a te per aver condiviso con me e con tutti gli altri la tua esperienza, così lontana dalla mia da runner però anche così simile. :)

    • Ciao, già un annetto fa mi ero informato e già nella mia città c’è una palestra che si occupa di varie arti marziali tra cui l’Aikido.
      Il problema è che studiando, da pendolare, probabilmente mi ritroverei a dover saltare qualche allenamento ogni tanto.
      Comunque mi informerò nuovamente sugli orari per vedere se mi sono congeniali.
      Grazie per la disponibilità comunque!

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