Le Olimpiadi da emigrato neozelandese

Ho chiesto a un collega autore, Grant Leisham, di raccontarmi le sue Olimpiadi da emigrato neozelandese in Thailandia. E mi ha detto un po’ anche di quando era giovane, nella terra dei kiwi…

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Sapete che ho una passione per la Nuova Zelanda. E quindi saprete anche che ho molti amici Kiwi. Ho chiesto a uno di loro, Grant Leisham, che scrive libri come me e ha un blog e che come me vive da emigrato neozelandese in una terra diversa dalla sua, di raccontarmi come sta vivendo queste Olimpiadi di Rio.

Parlando parlando, mi ha raccontato anche di come era seguire i Giochi in Nuova Zelanda quando lui era giovincello. Ovviamente, da bravo scrittore ne è uscito un bellissimo spaccato della sua vita. Ho provato a tradurlo qui di seguito. Buona lettura!


Queste Olimpiadi estive di Rio 2016 sono nel loro vivo, e mi stanno coinvolgendo parecchio. 

Da quando ho dei ricordi della mia vita, sono sempre stato un convintissimo Olimpiofilo. Vi piace quando mi metto a inventare le parole, eh?
Ho amato le Olimpiadi da praticamente sempre, e ricordo con affetto quando guardai in diretta il canottaggio e l’imbarcazione a otto della Nuova Zelanda vincere l’oro a Monaco 1972.

Prima dei Giochi di Monaco, la televisione non garantiva una copertura mediatica sufficiente. Dovevamo quindi arrangiarci con la radio, che trasmetteva la cronaca delle competizioni. Per noi era già abbastanza entusiasmante di per se, figuratevi che cosa sono state le Olimpiadi, poi, quando nel ’72 è arrivata la televisione, con le immagini e tutto il resto. 

Ricordando le Olimpiadi dalla Nuova Zelanda.

Mi ricordo molto bene la volta che ho visto alla TV questi giovanotti tuttineri, l’epitome Kiwi di virilità e fermezza. Erano otto, in piedi in cima al podio, la bandiera della Nuova Zelanda che sventolava sul palo più alto, e le lacrime a dirotto scendere sulle loro guance. È stato in quel momento che credo di aver completamente afferrato l’enormità di ciò che la squadra di canottaggio della Nuova Zelanda aveva raggiunto quel giorno.

Dovete sapere che gli uomini Kiwi nel 1970 semplicemente non piangevano. Non piangevano mai, e certamente non lo facevano alla TV, in diretta in mondovisione. La mia mente da tredicenne, nel vedere tutto questo, si è resa conto di stare assistendo a qualcosa di molto, molto speciale.

Ho religiosamente seguito ogni edizione delle Olimpiadi da quel preciso momento. Che fossero Olimpiadi invernali o estive poco importava: grazie alle Olimpiadi ho avuto (e ho) la mia giusta quota di gioie, trionfi, delusioni e fallimenti. E nonostante passino gli anni e le edizioni olimpiche si susseguano, dubito di aver mai provato l’immensa ondata di orgoglio che quei vogatori vittoriosi hanno trasmesso a quel giovane e impressionabile ragazzino che ero io nel 1972 .

I Giochi Olimpici visti da un emigrato neozelandese in Thailandia

E così dicendo (e guardando), sono arrivato all’edizione di Rio 2016. E stranamente, da Kiwi, sia pure stavolta da emigrato neozelandese, i vogatori del canottaggio dominano di nuovo le speranze e i sogni di gloria olimpica tra i fanatici e gli appassionati neozelandesi di Olimpiadi.

La rinascita del canottaggio in Nuova Zelanda è stata fenomenale negli ultimi dieci anni. Siamo di nuovo tornati ai fasti e ai giorni di gloria del canottaggio neozelandese degli anni ’70 e ’80. I kiwi di entrambe le isole, ma anche emigrati neozelandesi come me, vedono le acque di Rio come un nuovo bacino per nuove glorie olimpiche.

Adesso mi trovo domiciliato, da emigrato neozelandese, in una nazione che non ha una vera tradizione olimpica. Infatti, la squadra olimpica thailandese è probabilmente non più grande di dieci atleti. Di conseguenza, la copertura olimpica televisiva  è limitata, per usare un eufemismo. Faccio davvero fatica a seguire questi Giochi, così come ho fatto per i Giochi di Londra nel 2012 e quelli invernali di Sochi nel 2014.

Eppure, grazie a Dio esiste internet! Noi veri Olimpiofili troviamo sempre un modo per guardare i Giochi, e tifare per i miei connazionali Kiwi d’oro!

Photo credit: stuff.co.nz