Sono caffeinomane: fenomenologia della dipendenza da caffè

Come direbbe Chase Williams: non posso bere decaffeinato, sono uno sbirro ☕️🍪 Sono una caffeinomane, signori.

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SPOILER ALERT

Questo non è il solito blog sugli scrittori che si innamorano dell’ IDEA del caffè.
Questo è un post sull’essere caffeinomani, sulla dipendenza dalla caffeina.
C’è qualcosa di profondo e malato che lega caffè e scrittori. Il caffè aiuta gli scrittori a stare svegli la notte per finire le loro storie. Il caffè, come il te, è una bevanda che conforta e tiene compagnia mentre si scrive. Il gesto di sorseggiare un caffè caldo si fonde idealmente con il gesto di muovere le dita sulla tastiera.

Bere il caffè è un’abitudine, dice la gente che non sa cosa significa essere caffeinomani. Quella dalla caffeina è una dannata dipendenza, che va oltre il mio status di scrittrice.

Ho una seria dipendenza da caffeina – e questa è la mia storia.

La prima cosa che faccio la mattina, la vera prima cosa – è accendere il caffè. Qualunque cosa significhi. Dopo di che, posso andare a fare la pipì, fare colazione, salutare mio marito con parole di senso compiuto, et cetera. Non posso fare nient’altro prima che la caffeina entri in circolo. Il mio cervello non risponde a nessun input, prima.

Quando mi sono trasferita in Inghilterra non concepivo nessun altro tipo di caffè che non fosse l’amato espresso italiano*. In pratica, ero una tossico-dipendente da un solo tipo di droga.  Qualsiasi altra forma di caffeina mi faceva schifo. Ho scoperto molto presto che non ero schizzinosa, ma avevo solo un limite mentale (legato a una complessa reazione di stimoli, sinapsi e altre cose che non sono in grado di spiegare) .

Il caffè espresso contiene una quantità di caffeina differente rispetto ad altri tipi di caffè (caffè americano, French press, caffè istantaneo etc). La precisa quantità di caffeina che il mio cervello ha sempre avuto bisogno per funzionare, da quando avevo circa 13 o 14 anni.

Dato che non c’era traccia alcuna di nessuna caffettiera a Londra per farmi un espresso, mi piegai al caffè istantaneo, che ho scoperto successivamente avere una quantità inferiore di caffeina.
Dopo appena un paio di giorni di permanenza nel Regno, sono entrata in una specie di bolla di tristezza e pensieri negativi. Una specie di pessimismo cosmico. Tutti i nostri piani di farci una vita qui in Inghilterra mi sembravano stupidi e irraggiungibili. Il mondo è grigio il mondo è blu.
Inoltre, avevo sempre un potentissimo cerchio alla testa che mi stava facendo venire pensieri suicidi.
Non pensai minimamente che lo stato d’animo orrendo e la cefalea da elettroshock potessero essere legati al mio essere caffeinomane.

Ho bevuto il mio primo espresso in terra di Inghilterra 8 giorni dopo esservi atterrata. 30 minuti dopo averlo bevuto, ho iniziato di nuovo a vedere arcobaleni e mini pony. Il miracolo della caffeina colpì ancora.

Il potere della caffeina quando scrivi

Dimentica lo sterotipo dello scrittore amabilmente seduto su un patio, un lago tranquillo davanti a se, che sorseggia una tazza di caffè col laptop accesso. Un’immagine certamente molto bella per Instagram.

Ora immagina me, nell’unico giorno libero della settimana, spiaggiata sul divano del soggiorno in pigiama tipo otaria, marito che guarda il calcio nell’altro divano (e commenta a voce alta), un tempo orribile fuori, e i bambini del piano di sopra che corrono sopra la mia testa e giocano a bowling con le sedie.

  • Mi devo concentrare.
  • Non devo perdere il filo dei miei pensieri e della complicata trama che sto creando per il prossimo libro giallo di Chase.
  • Devo pensare che i bambini del piano di sopra non sono una mandria di gnu.
  • Devo percepire la voce di mio marito come rumore bianco.
  • E sì, ho le cuffie con della musica, ma questa musica mi piace troppo e mi distraggo e mi metto a cantare, devo cambiarla.
  • OK, quest’altra musica va bene, ma ora riesco a sentire tutto il casino generato dai punti di cui sopra.

In questo ameno contesto, il caffè è vitale. Mi aiuta a concentrarmi e ignorare il resto. Posso approfittare del mio status di caffeinomane! Posso fare leva sulla dipendenza da caffeina per dopare le mie celluline grigie! Che poi la caffeina è pure una sostanza dopante.

Quindi, dimentichiamo tutti insieme l’idea bucolica dello scrittore che beve caffè dalla sua bellissima tazza nella sua casa al lago perchè sta scrivendo. Gli scrittori usano (e abusano) il caffè perché sono caffeinomani. Hanno una dipendenza da caffeina, non possono lavorare senza. È più un bisogno che un piacere, e la vita è più colorata quando il caffè scorre potente nelle mie vene.

Non sei solo – e non devi smettere di essere caffeinomane

Questa è la storia della relazione che ho con il caffè. La società vuole che noi pensiamo che la dipendenza da caffeina è sbagliata, ma noi sappiamo che non è così. La dipendenza da caffeina è una benedizione.
Vorrei conoscere le storie di altri caffeinomani e/o scrittori che hanno una dipendenza da caffè come la mia. Se sei così, lascia un commento qui sotto e condividi la tua storia :)

Foto scattata a Corso, Sofia, Bulgaria 

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*Non mi sono mai ringraziata abbastanza per essermi trasferita all’estero, anche per quanto riguarda il mio rapporto con il caffè. Fortunatamente ho mantenuto una mentalità aperta e ho abbracciato anche tutti gli altri tipi di caffè, scoprendo e sperimentando gusti oltre all’espresso che non altrimenti mi sarei persa! Ogni tipo di caffè va degustato e ‘usato’ in maniera differente, a seconda di bisogni e situazioni. Alla fine, da brava caffeinomane posso dire a voce alta che amo tutti i tipi di caffè del mondo, anche quello freddo e imbottigliato (il quale, se anche tu che leggi hai una dipendenza da caffè, devi assolutamente provare! ❤️