Dietro una gara olimpica vi è un lavoro lungo anni, che coinvolge non soltanto gli atleti in gara ma tutto il loro staff, mental coach compreso.
Questo articolo illustra un aspetto che durante la gara non appare in primo piano ma che fa la differenza: la preparazione psicologica dell’atleta.
Gli addetti ai lavori sanno ormai molto bene quanto essa sia importante, perché ai grandi livelli sono i dettagli a far si che un atleta riesca o meno salire sul podio in un evento così impegnativo come le Olimpiadi.
Lo stress psico-fisico con il quale gli atleti moderni devono fare i conti ha, infatti, portato alla creazione di una figura professionale ormai indispensabile: quella del mental coach.
Un esempio dal mondo del tiro: Jessica Rossi
Fu Jessica Rossi, dopo aver vinto la medaglia d’oro nel tiro al volo a Londra 2012, a ringraziare pubblicamente il suo mental coach e a riconoscere che
“un’Olimpiade è uguale ad ogni altra gara, ma comporta molte più tensioni, molte più pressioni, molto più stress a livello mentale rispetto ad una gara normale”
Sentirsi programmati per vincere è il lo scopo dell’allenamento impartito dal preparatore mentale di un’atleta professionista.
Il motto del mental coach di Jessica Rossi è “train your brain, win your game” e si basa sulla teoria secondo la quale se si allena il cervello alla vittoria, allora il corpo riceve gli input e gli stimoli per seguirlo.
Concetti come allenamento mentale, resilienza (ovvero, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà) sono conosciuti, ormai, dalla maggior parte degli atleti di alto livello, e chissà se Freud o Jung avrebbero mai pensato che le loro scoperte potessero, un giorno, decidere il colore delle medaglie olimpiche.